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Quanto guadagna davvero un prete in Italia? Le cifre che nessuno immagina

La recente scomparsa di Papa Benedetto XVI, avvenuta il 31 dicembre 2022, ha suscitato una vasta partecipazione internazionale.Suore, frati e altre figure religiose: un quadro diverso(www.reteriservealpiledrensi.tn.it)

Nel dibattito pubblico e mediatico, spesso torna di moda una domanda: quanto guadagna un sacerdote in Italia?

La questione, che unisce aspetti economici e spirituali, merita una disamina approfondita per comprendere il sistema di sostentamento del clero nel nostro Paese, alla luce anche delle recenti modifiche apportate da Papa Francesco e del contesto storico e istituzionale che circonda le figure religiose più rappresentative.

L’attività sacerdotale in Italia è riconosciuta come una professione, seppur con caratteristiche peculiari legate alla vocazione e al servizio spirituale. Il reddito di un prete dipende dal ruolo ricoperto e dall’anzianità, con una scala che va da circa 1.000 euro al mese per un prete alle prime armi fino a 5.000 euro per un cardinale. Il parroco guadagna mediamente 1.200 euro mensili, mentre un vescovo può arrivare a percepire 3.000 euro.

A questi importi si aggiungono compensi per incarichi esterni, ad esempio come insegnante di religione o cappellano militare, quest’ultimo ruolo che può portare a uno stipendio fino a 4.000 euro al mese. Dal 2021, sotto la guida di Papa Francesco, è stato introdotto un taglio sugli stipendi religiosi: una riduzione del 10% per le alte cariche e del 3% per i chierici di livello inferiore, una misura volta a promuovere sobrietà e giustizia economica all’interno della Chiesa.

È importante sottolineare che il sistema di sostentamento dei sacerdoti italiani non si basa su una semplice busta paga, ma su un meccanismo articolato, noto come “Sostentamento del clero”, gestito dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Ogni anno, la CEI stabilisce un punteggio che traduce in reddito l’anzianità e la posizione del sacerdote: un punto equivale a circa 13,12 euro lordi. Un giovane sacerdote parte da 80 punti (circa 1.050 euro lordi mensili), mentre un vescovo può raggiungere i 138 punti (oltre 1.800 euro lordi mensili).

Nel complesso, il reddito garantito è una soglia minima, integrata dallo Stato o da altri enti nel caso in cui l’incasso derivante da incarichi esterni sia inferiore. Le parrocchie, inoltre, forniscono alloggio e un rimborso spese che si aggira intorno ai 100 euro mensili.

Nuove prospettive economiche

La figura del Papa rappresenta una eccezione rispetto al sistema ordinario di compenso. Ad esempio, Papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) percepiva uno stipendio mensile di circa 2.500 euro, mentre Papa Francesco percepiva alcun compenso, lavorando a titolo completamente gratuito, in linea con il suo stile di vita improntato alla semplicità e alla rinuncia ai privilegi materiali.

Pur non ricevendo uno stipendio, il Pontefice aveva accesso a fondi come lo IOR (Istituto per le Opere di Religione), con cui gestiva donazioni come l’Obolo di San Pietro, destinato a sostenere le attività caritative e, in caso di necessità, anche il Papa stesso.

Papa Francesco, promise politiche di trasparenza e sobrietà economica nella Chiesa, con particolare attenzione a ridurre le disparità e a incentivare un uso responsabile delle risorse ecclesiastiche. La sua attenzione verso i più poveri si é riflessa anche nella gestione delle finanze ecclesiastiche e nel sostegno ai sacerdoti meno abbienti.

La questione, che unisce aspetti economici e spirituali, merita una disamina approfondita per comprendere il sistema di sostentamento

Retribuzione e sostentamento del clero in Italia: un sistema complesso (www.reteriservealpiledrensi.tn.it)

A differenza dei sacerdoti, suore e frati non percepiscono uno stipendio fisso. La loro vita è spesso basata sul voto di povertà e sulla condivisione comunitaria dei beni. Per sostenersi economicamente, molte suore svolgono lavori esterni come insegnanti, infermiere o operatori sociali, e il loro salario confluisce di norma nella cassa comune del convento o della comunità religiosa.

Tuttavia, in casi di necessità, queste figure possono attingere a un fondo volontario che garantisce un sostegno economico pari a circa 1.000 euro mensili, riconosciuto per le attività svolte e per garantire una vita dignitosa.

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