A partire dal primo gennaio 2026, gli assegni pensionistici subiranno una rivalutazione parziale che comporterà una perdita reale.
L’aggiornamento ufficiale del tasso di rivalutazione, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 28 novembre scorso, conferma un aumento dell’1,4% basato sull’inflazione registrata nel 2025, ma con un meccanismo di perequazione che penalizza progressivamente chi percepisce pensioni più elevate.
Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni è pensato per adeguare l’importo degli assegni al costo della vita, garantendo così il mantenimento del potere d’acquisto dei pensionati. Tuttavia, la normativa prevede che la rivalutazione sia piena solo per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, fissato a 603,40 euro lordi mensili nel 2025, cioè fino a 2.413,60 euro lordi al mese.
Per le pensioni che superano questa soglia, si applica una rivalutazione ridotta: al 90% del tasso d’inflazione per la quota compresa tra 4 e 5 volte il trattamento minimo (cioè tra 2.413,60 e 3.017 euro) e al 75% per la parte eccedente 5 volte il minimo (oltre 3.017 euro). Questo sistema comporta una perdita progressiva dell’aumento nominale che si traduce in una diminuzione del potere d’acquisto reale degli assegni più corposi.
Ad esempio, chi percepisce una pensione lorda mensile di 3.500 euro vedrà un incremento effettivo di circa 46,46 euro, mentre in caso di rivalutazione piena l’aumento sarebbe stato di 49 euro, con una perdita mensile di 2,54 euro e una perdita annua di oltre 33 euro considerando le tredicesime. Per pensioni di importo ancora maggiore, la perdita si fa più significativa, superando anche i 140 euro annui per chi prende 5.900 euro lordi al mese.
L’impatto del taglio Irpef 2026 sui pensionati
Parallelamente alla rivalutazione pensionistica, nel 2026 entrerà in vigore il nuovo sistema di aliquote Irpef, che prevede un taglio dal 35% al 33% per la fascia di reddito tra 28.001 e 50.000 euro lordi annui. Questa misura, pensata per favorire il ceto medio, porterà benefici anche ai pensionati che si trovano in questa fascia di reddito, garantendo un aumento netto del reddito disponibile.
Secondo i calcoli di Altroconsumo, chi guadagna 50.000 euro lordi annui potrà beneficiare di un risparmio fiscale di circa 440 euro nel 2026, mentre per redditi di 35.000 euro la cifra scende a 140 euro e per 30.000 euro si aggira intorno ai 40 euro. Per i pensionati con redditi superiori a 200.000 euro, invece, è prevista una restituzione allo Stato di questo beneficio fiscale.
Va sottolineato, tuttavia, che i pensionati non sono interessati dal taglio del cuneo fiscale previsto per i lavoratori dipendenti, per cui l’unico vantaggio fiscale sarà derivante dalla riduzione dell’aliquota Irpef, senza ulteriori detrazioni.

Continuità contributiva e cambio lavoro: le nuove sfide per i futuri pensionati- (reteriservealpiledrensi.tn.it)
In un contesto lavorativo sempre più dinamico, è frequente il cambio di lavoro durante la vita professionale. Questo fenomeno può influire sulla continuità contributiva, fondamentale per il calcolo futuro della pensione, soprattutto nel sistema contributivo vigente. La continuità si mantiene se il passaggio da un lavoro all’altro avviene senza interruzioni significative; in caso contrario si creano “buchi contributivi” che incidono negativamente sull’ammontare dell’assegno pensionistico.
Inoltre, il passaggio da una gestione INPS a un’altra – ad esempio da dipendente a libero professionista – può frammentare la storia contributiva. L’INPS mette però a disposizione strumenti per la ricongiunzione e la gestione integrata dei contributi, con l’obiettivo di evitare penalizzazioni.
Per chi aderisce a fondi pensione complementari, come il Fondo Priamo, il cambio di lavoro è gestito con maggiore flessibilità. L’aderente può mantenere la posizione contributiva, trasferire la quota a un altro fondo o riscattare la posizione maturata, preservando così i diritti accumulati. Inoltre, esistono strumenti come la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), che offrono un sostegno economico prima del pensionamento, utile in caso di difficoltà legate ai buchi contributivi o al passaggio al sistema contributivo.
Rivalutazione parziale delle pensioni: come funziona e chi perde - reteriservealpiledrensi.tn.it






