Antica tradizione italiana, la castagna matta nel giubbotto unisce folklore e benefici fitoterapici: tra storia, proprietà dell’ippocastano e consigli per rafforzare le difese invernali.
Con l’arrivo della stagione fredda, molte tradizioni popolari tornano a vivere nelle campagne e nelle città italiane. Tra queste, spicca una pratica che affonda le radici in antiche credenze: mettere una castagna nel giubbotto o in tasca per prevenire il raffreddore. Questo gesto, apparentemente semplice, nasconde un intreccio di storia, natura e mito che ci accompagna da secoli. Ma qual è la verità dietro questa usanza? Esploriamo insieme il fascino dell’ippocastano, noto anche come “castagna matta”, e le sue proprietà, tra aneddoti e scienza.
L’antica usanza della castagna matta contro il raffreddore
In molte comunità rurali italiane, era pratica comune per gli agricoltori e chi lavorava a contatto con la natura portare con sé una castagna matta durante i mesi più freddi. Non si tratta però della classica castagna da arrostire, ma del frutto dell’ippocastano (Castanea sativa Miller), un seme simile nell’aspetto ma non commestibile, anzi tossico per l’uomo. Questa particolare castagna, più tonda e meno schiacciata rispetto alla versione edibile, era tradizionalmente considerata un piccolo talismano contro il malanno stagionale.
La ragione di questa credenza risiede nella presenza di escina, una sostanza con proprietà antinfiammatorie e vaso-protettrici. L’escina aiuta a rafforzare i capillari sanguigni, contribuendo così a contrastare la congestione e i fastidiosi sintomi del raffreddore. Nel passato, i semi di ippocastano venivano dati ai cavalli per curare raffreddori e asma, poiché gli equini sono immuni alla tossicità del frutto e beneficiavano rapidamente di questa cura naturale.

Castagna in tasca – Reteriservealpiledrensi.tn.it
Secondo la tradizione popolare, portare una castagna matta in tasca avrebbe potuto trasmettere gli stessi effetti protettivi anche agli esseri umani. Sebbene questa usanza non abbia ancora una conferma scientifica solida, continua a essere tramandata come un rito di protezione, soprattutto nelle zone rurali dove il legame con la natura è più forte.
Pur non potendo essere consumata, l’ippocastano è riconosciuto dalla fitoterapia per le sue virtù. Oltre all’escina, contiene flavonoidi e altri principi attivi che contribuiscono a migliorare la circolazione sanguigna e a ridurre l’infiammazione, risultando utili in caso di insufficienza venosa e gonfiore.
L’uso terapeutico dell’ippocastano si è diffuso soprattutto attraverso estratti, tinture madri e gemmoderivati, impiegati per rinforzare il sistema vascolare e alleviare disturbi comuni invernali. Tuttavia, per prevenire i malanni di stagione, la semplice presenza del frutto in tasca resta un simbolo più che un rimedio medico.
Nel frattempo, la scienza consiglia di adottare altri accorgimenti per difendersi dai virus del freddo: un’alimentazione ricca di vitamine, l’attività fisica costante e il riposo adeguato sono i pilastri fondamentali per mantenere attivo il sistema immunitario. Integratori naturali come l’echinacea, l’uncaria, la vitamina C e lo zinco sono riconosciuti per le loro proprietà immunostimolanti e possono essere validi alleati contro raffreddore, tosse e mal di gola.
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