Un aiuto economico dedicato a chi assiste un familiare non autosufficiente, tra promesse di cambiamento e molte incognite ancora aperte.
L’ assistenza familiare rappresenta un pilastro del welfare. Ci sono persone che si occupano, spesso da sole e senza un reale sostegno pubblico, di parenti non autosufficienti: è un impegno gravoso, che comporta rinunce sul piano lavorativo, economico e personale. È in questo contesto che si collocano le prime notizie sul disegno di legge dedicato ai caregiver, noto come DDL Locatelli: un intervento atteso da anni, ma che allo stato attuale resta in fase di definizione.
Il testo non è ancora stato depositato in Parlamento e la ministra competente ha chiarito che la presentazione ufficiale avverrà soltanto dopo l’approvazione della prossima legge di bilancio. Siamo dunque davanti a un quadro ancora provvisorio, basato su informazioni circolate in modo informale e che potrebbero subire modifiche. Nonostante ciò, le anticipazioni consentono di delineare un primo orientamento della possibile riforma.
L’assegno da 400 euro al mese
Con il termine caregiver familiare si indica chi presta assistenza continuativa a un parente con disabilità grave o con livelli elevati di non autosufficienza. A oggi, questo ruolo non è riconosciuto in modo uniforme: le norme esistenti sono frammentarie e non definiscono diritti, tutele o aiuti economici specifici. La mancanza di una cornice unitaria si traduce in difficoltà concrete: abbandono del lavoro, stress, isolamento e carichi di cura sproporzionati.

In attesa della riforma che potrebbe riconoscere un impegno finora poco tutelato-reteriservealpiledrensi
L’ipotesi di un disegno di legge organico rappresenta quindi un passo importante, con l’obiettivo di colmare un vuoto normativo che pesa da tempo sulle famiglie. Tra gli elementi più innovativi figurerebbe l’introduzione di una classificazione nazionale dei caregiver, articolata in quattro livelli. La distinzione sarebbe basata sul numero di ore dedicate all’assistenza e sulla convivenza con la persona non autosufficiente. Le categorie previste andrebbero dai caregiver “prevalenti”, che dedicano oltre 90 ore settimanali di assistenza e convivono con il familiare, fino a coloro che svolgono meno di 30 ore settimanali, indipendentemente dalla convivenza.
Questa classificazione, assente finora, avrebbe l’obiettivo di fotografare con maggiore precisione i diversi gradi di impegno, anche in vista dell’accesso a eventuali misure di sostegno. L’intervento più discusso riguarda l’introduzione di un contributo economico per una parte ristretta dei caregiver. L’importo ipotizzato sarebbe di 1.200 euro a trimestre, equivalenti a circa 400 euro mensili, destinati esclusivamente ai caregiver conviventi prevalenti.
L’accesso, però, sarebbe soggetto a requisiti economici molto selettivi: un ISEE non superiore a 15.000 euro e un reddito annuale da lavoro che non superi i 3.000 euro. Paletti così stringenti circoscriverebbero fortemente la platea dei beneficiari: si stima che il sostegno potrebbe raggiungere solo una piccola quota dei caregiver italiani, nonostante siano oltre sette milioni le persone coinvolte in attività di cura. Un elemento favorevole, secondo le informazioni disponibili, è che il contributo non verrebbe conteggiato nell’ISEE, evitando effetti negativi su altre prestazioni sociali.
Pur rappresentando un potenziale punto di svolta, le anticipazioni lasciano emergere alcuni nodi irrisolti. Molte associazioni ritengono che una vera riforma debba affiancare risorse economiche e potenziamento dei servizi, altrimenti il peso dell’assistenza continuerà a gravare quasi totalmente sulle famiglie. Il DDL Locatelli sarà discusso solo dopo l’approvazione della legge di bilancio 2026 e potrà quindi essere modificato durante l’iter parlamentare.
Il ruolo dei caregiver: un sostegno quotidiano spesso invisibile-reteriservealpiledrensi






